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Nome: Nymeria Taine Dawnsong
Età: 111 anni
Razza: elfa
Classe: druida
Con una bella cotta per:...Araevil Darkeye..

Nymeria Taine Dawnsong nasce in una tranquilla famiglia elfica nel meraviglioso bosco di Yuir, a sud di Emmech. Perde molto presto il padre a causa di alcuni attacchi che i Guardiani del Bosco, con cui il padre collabora, riescono a sventare solo dopo aver subito numerose perdite. Anche la madre e il fratello dell' elfa sembrano aver subito una fine simile in un successivo attacco. Allevata dai Guardiani di Yuir, l' elfa cresce e matura una predisposizione verso la natura e una fede devota verso la divinità degli umani Mielikki.Presto cresce in lei il desiderio di migliorare le sue capacità druidiche e di allontanarsi da un luogo che é per lei solo un doloroso ricordo degli affetti perduti. Sola, senza nessuno che conti davvero, Nymeria parte per un periodo di addestramento e di solitudine..ma questa solitudine durerà poco, presto incontrerà molte persone..



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In questo Blog si racconta la storia della Compagnia della Spiga Dorata, vista nell'ottica di Nymeria...speriamo possa piacervi^_^

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mercoledì, giugno 21, 2006

Darkeye e guai

La guardia procedeva a passo spedito, precedendo i due avventurieri di pochi passi.
“ Il consiglio si terrà nel pomeriggio, dato che non abbiamo ancora del tutto appurato la vostra sincerità sarebbe meglio che non vi allontanaste dal castello. E nel caso vogliate mangiare qualcosa, al pian terreno c’è una mensa dove mangiano i soldati rimasti in città, vogliate pure unirvi a loro.”
Breven guardando in basso, ancora un po’ intontito dalle arti magiche di Karlesad, incrociò lo sguardo di Nymeria.
“ Beh uomo, almeno ti devo un grazie. Se tu non fossi venuto a recuperarmi mi starei per subire un processo per aver squartato un povero innocente.”
Breven sospirò, leggermente affaticato, come se la formulazione di una risposta fosse al momento troppo difficile, come se, nel suo cervello, qualcosa si stesse agitando.
“Non permettere mai più che accada una cosa del genere, hai capito Breven? Ne va della tua vita, ricordatelo!”
Nymeria osservava perplessa la scena.
Breven sembrava trascinarsi in avanti come un automa, seguiva la guardia più per inerzia che per pura volontà, ogni tanto chinava di più il capo in una strana smorfia, e si portava la mano alla tempia.
“Quello stronzo di un mago mi ha fatto veramente imbestialire. Deve solo rifare quel suo giochetto ed è la volta buona, Breven, che ti faccio davvero maciullare qualcuno, altro che quei ladri!”
“Adesso smettila” bofonchiò sottovoce l’uomo, lasciando l’elfa ancora più incredula.
Poi finalmente sembrò riprendere il controllo di sé.
“Erano dei ladri di una gilda del Thay, i cittadini di questo posto mi dovrebbero fare un monumento per quello che ho fatto.”
“Hai mal di testa, Breven? Credo di aver qualcosa per questo..”
“Lascia stare, non mi passerebbe di certo con qualche strano intruglio o con la tua insulsa magia.”
“Scusa se ti volevo guarire!!”
“Fidati. Non servirebbe a niente.”
Il resto della mattinata passò abbastanza lento, del resto si ritrovavano in una stanza e avevano ben poco da dirsi. Breven fissava il soffitto della stanza, sdraiato sul letto, cercando di farsi passare il mal di testa, o così almeno Nymeria credeva.
L’elfa intanto osservava la città di Emmech dalla finestra. Era di certo molto diversa dal suo villaggio nel bosco..Era sicuramente più resistente.
“Vedi Nymeria? Lo vedi quell’albero? Lui vuole che tu lo curi con tutti i tuoi mezzi, e non solo tu, lo sta chiedendo a tutti noi. Non potremmo mai permettere che un solo albero del nostro bosco venga toccato.”
…Nessun albero, certo. Ma la mia famiglia?
Ogni tanto si ricordava le parole di quell’individuo che l’aveva cresciuta, lei lo aveva sempre odiato.
Non perché fosse malvagio o cattivo con lei, nemmeno perché era un Guardiano di Yuir, ma per il semplice fatto che la sua presenza le ricordava in ogni istante che suo padre, sua madre e suo fratello non c’erano più, che era sola, ormai da molto tempo.
Cercò di scollarsi dalla testa questi pensieri, ma la druida sapeva benissimo che ad ogni momento vuoto la sua testa viaggiava sempre verso quei ricordi.
Finalmente arrivò l’ora del pranzo e si recarono alla mensa.
Non si aspettavano di certo un servizio da sovrani, e quindi quanto offerto loro gli sembrò ben più che un normale pasto.
“Almeno si mangia bene!” evidenziò Breven tra un boccone e l’altro.
Nymeria annuì, contenta del tentativo di dialogo impostato dal guerriero.
Parlarono della lettera, e del fatto che Breven non sapeva davvero più di quanto lei gli aveva sentito rivelare a Karlesad.
Non passarono molte altre ore a visitare la fortezza, prima che venissero chiamati da una guardia, un'altra, diversa.
Nymeria si domandò come mai non capitasse che l’ordine di chiamarli venisse dato ad una guardia che già li conosceva. In ogni caso la seguì verso lo stesso piano dove si erano riuniti con Lord Demelin e il suo mago al mattino.
La guardia si fermò davanti ad un altro portone e, voltatosi, disse
“ Il Consiglio è già in corso. Verrete fatti entrare, le vostre armi sono all’interno, vi chiediamo di prenderle solo alla fine.”
Poi bussò due volte contro il duro legno della porta, e la aprì lasciando entrare i due.

Nymeria e Breven attraversarono la porta, che venne subito richiusa alle loro spalle.
“ Eccoli, sono loro i due avventurieri di cui vi stavo parlando. Signori, vi prego, avvicinatevi pure.”
I due procedettero nella sala, cercando di avvicinarsi alle due sedie rimaste vuote, attorno alla tavolata.
L’elfa intravide la sua scimitarra e il suo arco. Bene.
Lord Demelin si era alzato in piedi e gli stava indicando le sedie. Appena sopraggiunsero vicini al tavolo iniziò con le presentazioni.
“A questo punto ritengo necessario spiegarvi chi siamo, visto che entrambi siete forestieri.
Come potrete vedere a capotavola, qui proprio di fronte a me, c’è la splendida Lady Mantelia Parsuns, diciamo che è lei il vero capo della città.”
La mezz’elfa dai lunghi capelli rossi fece un ampio sorriso e chinò il capo in un saluto, mentre rideva per come Lord Demelin l’aveva definita.
“E’ lei la padrona della maggior parte dei territori che si trovano in questa regione dell’ Aglarond, da qui fino alle Montagne delle Fauci del Drago è tutto suo.
Intanto uno dei molti seduti alla tavola si alzò dirigendosi verso il fondo della sala.
“Accanto a lei c’è Canton Karlesad, ma lui già lo conoscete.”
Karlesad non fece nessun cenno di saluto.
“Al centro, di fronte a voi c’è Harl Beskel, il mercante più famoso della città. Ha un’aria un po’ cupa, ma ci si può fidare.”
Il mezz’orco alzò un braccio, come se volesse dire “ Sono io”.
All’improvviso una mano si appoggiò sulla spalla sinistra di Nymeria. Lei si voltò di scatto quasi spaventata, la nottata che aveva passato le aveva lasciato un bel po’ di agitazione come regalo.
Rimase senza parole.
“ Posso versarvi dell’acqua?” chiese il giovane elfo che le si era accostato, sorridendo con fare gentile.
Alcuni dei lunghi capelli rossi dell’elfo si erano appoggiati sulla spalla di Nymeria e lei li osservò un attimo incantata.
Poi tornò a guardare la figura che le aveva parlato.
“Oh, si..certo. Grazie mille.”
“Il nostro elfo che si sta attualmente prestando al ruolo di cameriere è Araevil Darkeye, è il capitano dei cavalcagrifoni, qui ad Emmech.”
Araevil Darkeye…
Nymeria ripetè quel nome senza emettere alcun suono.
Era veramente stupendo. Non aveva mai visto nessuno così bello, con un sorriso così dolce da stregare ad uno sguardo.
Mentre Darkeye versava l’acqua Nymeria lo osservava come se non avesse mai visto un elfo in vita sua.
Si muoveva in modo composto, elegante e aggraziato, senza ricadere mai in un eccesso di maniera che lo facesse sembrare effeminato.
I suoi lunghi capelli sciolti nascondevano le orecchie elfiche, lasciando intravedere solo le punte, che spuntavano all’improvviso dalla chioma.
Era vestito con cura ed eleganza, probabilmente preferiva presenziare a queste riunioni vestendo in modo più consono ai restanti membri del consiglio.
“Lord Demelin!” esclamò Darkeye, richiamando scherzosamente il Lord e ridendo insieme ai suoi compagni.
Breven probabilmente stava pensando che c’era davvero poca serietà in quel consiglio.
Nymeria invece non riusciva a togliere il suo sguardo dal Capitano Darkeye.
I suoi occhi grigi si erano illuminati mentre rideva con gli altri nella sala, e lei se ne stava li, persa in quello sguardo.
Darkeye le passò il bicchiere, e lei cerco di sorridere il più naturale possibile.
Quanto era immatura! Le era bastato uno sguardo e un gesto gentile per sentire il suo cuore battere all’impazzata.
Altro che Breven! Quest’ elfo ti ha conquistato in mezzo secondo!
“Come dicevo, Breven, è proprio al capitano Darkeye che devi raccontare quanto successo.”
Probabilmente il consiglio continuò parecchio a lungo. Anche il capitano Kalheb raggiunse la sala e si sistemò tra Breven e Lord Demelin, almeno così a Nymeria era sembrato.
Araevil Darkeye, ripetè ancora.
Il giovane elfo trattava l’argomento della lettera e del mezz’elfo trovato morto con molta serietà, sembrava che fosse assolutamente concentrato nel suo lavoro e nel suo ruolo.
E serio era ancora più bello.
Il consiglio finì troppo in fretta, almeno per l’elfa.
“Mi sono permesso di far sistemare le vostre armi, ora sono in perfetto stato, consideratelo come un risarcimento per il trattamento che vi abbiamo riservato appena entrati in città.”
Lord Demelin ringraziò i due avventurieri e tutti coloro che si erano presentati quel giorno, poi prese congedo, invitando tutti a ritornare ai propri affari.
Prima di andarsene però si rivolse ancora a Nymeria e a Breven.
“ Ci farebbe piacere se restaste qualche giorno in città, ultimamente si ha sempre bisogno di un supporto da parte di persone disposte ad aiutarci. Abbiamo preso degli accordi con Sandor, il proprietario della Spiga Dorata, potrete alloggiare da lui stanotte, e saziarvi con la sua buona cucina. Seguite pure il capitano Kalheb, lui vi guiderà fino alla locanda.”
I due accettarono di buon grado l’idea di alcuni pasti e una nottata spesata dal lord e non dalle loro finanze.
Mentre procedevano verso l’uscita Nymeria si lasciò scappare una domanda.
“ Capitano Kalheb, posso chiederle informazioni su Araevil Darkeye?”
Il soldato la guardò con un po’ di tenerezza e compassione.
“ Oh povera elfa, ci sei cascata anche tu eh? Quel cascamorto rubacuori ha fatto centro di nuovo! Dammi retta, Nymeria Taine Dawnsong, è meglio che te ne disinteressi già da subito!
Ha un bel faccino e fa innamorare tutte le donne. Ma poi? Le persone di quel tipo proprio non mi piacciono, giocare così impunemente con i sentimenti di giovani fanciulle, irretite volontariamente, tra le altre cose!”
Nymeria faticava a seguire il discorso del comandante, le parole cascamorto, rubacuori, giocare le avevano generato un sentimento di profonda confusione.
Quel dolce volto che aveva visto apparteneva ad un disgraziato farfallone come tanti?
No, non era possibile. Lei non ci doveva credere, probabilmente era solo l’invidia a far parlare un umano così malignamente di un aggraziato e stupendo elfo.
“ In ogni caso elfa, siamo arrivati alla locanda. La Spiga Dorata di Sandor è sicuramente uno dei posti in cui si mangia meglio a Emmech, certamente superiore a quella squallida topaia della Lama Spezzata, ma se resterete qui a lungo lo scoprirete da soli cosa intendo.”
Breven ciondolava passando il suo peso tra una gamba e l’altra, quasi spazientito.
“Avete fame giovane Breven? La nostra mensa non deve essere stata in grado di saziare l’appetito di un ragazzone in crescita come te!”
Kalheb sorrise e fece cenno a Breven di entrare nella porta della locanda. “ Qui troverai di che soddisfarti, Breven.”
La locanda era un edificio in pietra del tutto identico agli adiacenti, se non per la presenza di una piccola stalla e per l’insegna che dondolava lievemente mossa dal vento.
Era fatta di legno e tenuta fissa alla parete con un tubo di ferro, e portava incisa al suo interno la figura di una spiga, con la scritta “Spiga Dorata” incisa con una tecnica altrettanto grezza e poco raffinata.
In effetti un leggero profumino aveva provocato il gorgoglio dello stomaco di Breven, il quale, stranamente, invece di portarsi la mano sul ventre, l’appoggiò alla testa perdendo momentaneamente l’equilibrio, ma indietreggiando quel tanto che basta per ristabilizzarsi e non cadere.
“Eh si ragazzo mi sembra che devi proprio mangiare qualcosa e farti una sana dormita!” rise sonoramente Kalheb, inconsapevole.
Breven fece un cenno di assenso e si infilò nella porta che il capitano gli aveva aperto.
Nymeria piegò la testa un po’ perplessa dai modi scortesi del mercenario, la cortesia avrebbe imposto che lasciasse passare prima lei.
“Ma.tant’è!” pensò alzando le spalle ed entrando all’interno. “ Se avremo bisogno di voi, mi rivedrete, prima di allora, buon alloggio qui da Sandor.” Il capitano Kalheb richiuse la porta davanti a se, lasciando i due giovani e tornando alle sue mansioni.
Breven si appoggiò alla prima sedia li vicino alla porta quasi accasciandosi sopra.
Nymeria strisciò indietro la sedia accanto e si sistemò a fianco del tavolo.
Non ebbero neppure il tempo di iniziare un discorso che una figura un po’ soprappeso gli si avvicinò chiedendo “ Ecco gli ospiti di Lord Demelin! Posso servirvi qualcosa?”
“Per me una birra scura, grazie..magari contornata con una bella zuppa che ne dici?”
La figura che si era avvicinata era un mezz’elfo tondo e liscio, con una leggera barba rossa che gli ricopriva le guance e una folta capigliatura fulva all’altezza delle orecchie , che lasciava invece la sommità del capo completamente nudo se non per qualche rado pelo che spuntava solitario.
“Sicuramente signore! Abbiamo la zuppa più buona di tutto l’est dell’Aglarond! E lei signorina? Gradisce anche lei la nostra zuppa?” Il bonario mezz’elfo sorrideva mentre Nymeria sbuffava all’idea di dovergli rivolgere la parola.
“Per me? La miglior birra che avete sarebbe abbastanza, grazie.”
“Non desiderate nulla da mangiare allora..”
“Infatti, mi accontento della birra.”
Sandor alzò le spalle e dopo un lievissimo inchino sparì nella sala e al di là del bancone.
“Così ti ubriachi, elfa”
“Sta zitto Breven, pensa al tuo mal di testa.”
“Cos’hai? Il Capitano dei cavalcagrifoni cascamorto e farfallone non ti va proprio giù eh?”
Nymeria fissò l’uomo con uno sguardo raggelante, uno sguardo che gli diceva di smetterla di parlare.
“Capito il messaggio Nymeria…ho capito” disse Breven appoggiando i suoi piedi sul tavolo, incrociando le gambe.
Con una botta secca e decisa la druida spinse giù dal tavolo le gambe del mercenario, che cadendo al suolo provocarono un boato.
“Sei davvero fastidiosa.” Concluse lui risedendosi in modo composto.
“Scusate signori, ecco le vostre birre.”
“Quella scura è mia.” Disse Breven osservando dalla testa ai piedi la giovane mezz’elfa. Era evidentemente la figlia di Sandor, aveva i capelli rossi e ricci e anche lei era soprappeso.
Certo, il vantaggio dei chili di troppo era il prosperoso seno che si intravedeva dalla maglietta scollata e sottile, ma a quanto pare non bastava per far eccitare il guerriero, che di seni grossi ne aveva visti ormai già troppi, per quanto non ne fosse ancora sazio.
La mezz’elfa appoggiò le birre sul tavolo e, chinandosi lievemente verso Breven, e mostrandogli involontariamente la riga del seno, disse “ Le chiedo cortesemente di non appoggiare più i piedi sul tavolo. Spero che questo non la faccia sentire incettato o rimproverato.”
Breven sorrise forzatamente dicendo “ Stavo solo…controllando una cosa.” La ragazza rise leggiadramente e si allontanò.
Breven si dedicò alla sua zuppa, mentre Nymeria continuava ad ordinare birre su birre.
“Sai Breven, ti ho mai detto che odio i mezz’elfi?”
“No”
“Eh si io odio i mezz’elfi, sono mezzi, in tutto e pure nel cervello.”
Breven alzò il suo sguardo dal piatto e si guardò attorno. Era piena di mezz’elfi quella locanda!
E tutti li stavano guardando male.
“Vedi di smetterla ci guardano tutti!”
“Credi che mi interessi se degli squallidi mezz’elfi mi guardano male? Di che ti preoccupi, tanto sono troppo stupidi per capire che sto parlando male proprio di loro.”
“Non sembra sai?”
“Cos’è, Breven, stai dalla loro parte? I mezz’elfi sono la razza più insulsa dell’ intero mondo , meriterebbero di essere tutti uccisi, si signore, tutti quanti! Puzzano e sono incapaci, hanno sempre bisogno di qualcuno, non valgono niente e occupano solo spazio, la maggior parte sono egli approfittatori, non mi stupirei se ci derubassero, qui!”
Nymeria era decisamente troppo ubriaca per rendersi conto che stava urlando insulti a squarciagola.
Breven scuoteva la testa, ormai era fatta. Non c’era verso di placare la rabbia dei mezz’elfi che erano seduti agli altri tavoli.
L’uomo cercò il titolare della locanda, per farsi dare una stanza e trascinarci dentro quella stupida elfa, darle una botta in testa e farla dormire.
Non riuscì a incrociarlo con lo sguardo finchè non lo vide rientrare dall’ingresso principale scortato da quattro guardie e il capitano Kalheb.
“Siete già di ritorno, capitano?” chiese un po’ stupito.
“Non per mia volontà.” Rispose secco il capitano mentre Sandor indicava Nymeria che beveva ancora un’altra birra.
“Siete qui per lei?” chiese Breven.
“E’ intollerabile un simile atteggiamento!!” disse Sandor infuriato.
“E soprattutto illegale qui nell’Aglarond. Nymeria, dovrai seguirci in un posto che conosci”
“Eh?” chiese l’elfa ormai troppo stordita dall’alcool per capire una sola parola.
“Sei in arresto. Breven, la portiamo in prigione!”
“Fate come volete, potrei avere una stanza, signor Sandor?” “ Certo, come concordato. Rispose il mezz’elfo. Breven si accorse che più che arrabbiato , il mezz’elfo era addolorato, con un espressione del volto affranta e lontana…chissà cosa gli ricordava tutto ciò!
Kalheb sollevò Nymeria dalla sedia e la ammanettò portandola alle due guardie e dicendo loro di condurla in prigione.
I militari obbedirono e portarono l’elfa fuori dal locale.
“Oh su ho solo detto la verità, non volete la verità qui ad Emmech?”
“Meno male che non ti sente la Simbul!” rise uno dei soldati, provocando l’ilarità anche degli altri.
“Cara elfa con il tuo bel sederino puoi dire quello che vuoi” continuò un altro che li seguiva dietro.
“Soprattutto le sacrosante verità, quella baldracca della nostra regina e le sue leggi razziali del cazzo! Ci sputo sopra!” disse un altro ancora, sputando alla sua sinistra.
“Abbassa la voce idiota, non vorrai mica farti sbattere dentro con l’elfa!”
“Beh no..”disse “ Però mi sbatterei l’elfa!” e tutti ripresero a ridere.
Chiusero la cella alle sue spalle, la stessa dove si era svegliata la mattina, la riconobbe non appena ebbe ripreso un briciolo di consapevolezza. Ancora una volta Praonn era sulle sue carte, intento a chissà quali calcoli. Forse quella giornata era stata solo un sogno. Forse si.

Alle prime luci dell’alba, appena si svegliò, indolenzita per l’armatura, sentì il rumore di alcuni passi venire verso la cella.
Lord Demelin, con uno sguardo corrucciato, severo e indignato si avvicinò alle sbarre.
“Mi concede il tempo di un dialogo?”
Il mezz’elfo fissava l’elfa in attesa di una risposta.

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