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Nome: Nymeria Taine Dawnsong
Età: 111 anni
Razza: elfa
Classe: druida
Con una bella cotta per:...Araevil Darkeye..

Nymeria Taine Dawnsong nasce in una tranquilla famiglia elfica nel meraviglioso bosco di Yuir, a sud di Emmech. Perde molto presto il padre a causa di alcuni attacchi che i Guardiani del Bosco, con cui il padre collabora, riescono a sventare solo dopo aver subito numerose perdite. Anche la madre e il fratello dell' elfa sembrano aver subito una fine simile in un successivo attacco. Allevata dai Guardiani di Yuir, l' elfa cresce e matura una predisposizione verso la natura e una fede devota verso la divinità degli umani Mielikki.Presto cresce in lei il desiderio di migliorare le sue capacità druidiche e di allontanarsi da un luogo che é per lei solo un doloroso ricordo degli affetti perduti. Sola, senza nessuno che conti davvero, Nymeria parte per un periodo di addestramento e di solitudine..ma questa solitudine durerà poco, presto incontrerà molte persone..



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giugno 2006
agosto 2006

In questo Blog si racconta la storia della Compagnia della Spiga Dorata, vista nell'ottica di Nymeria...speriamo possa piacervi^_^

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mercoledì, agosto 02, 2006

Lord Demelin

“ Come desiderate.” Rispose infine Nymeria facendo cenno al Lord di avvicinarsi.
“Voi non siete molto a conoscenza della storia d’Aglarond degli ultimi anni, o mi sbaglio?”
L’elfa alzò le spalle.
“No è passato molto tempo da quando la gente come me non poteva muoversi dalla sua stanza per la paura. Sai cos’è la paura, Nymeria?”
Il fuoco che divampava nel suo villaggio mentre la sua casa precipitava al suolo interamente ridotta in cenere, mentre il suo urlo veniva ammutolito dal crepitio e dalle urla degli altri. Sua madre, il corpo senza vita di sua madre schiacciato dal legno, e suo fratello scomparso.
Nymeria guardò negli occhi Lord Demelin, nei suoi occhi una leggera lacrima si stava facendo strada verso l’uscita.
“Si, piccola Nymeria tu sai bene cos’è la paura di morire, di perdere i tuoi cari, lo si legge dai tuoi occhi. E allora perché? Per anni abbiamo cercato di far valere la nostra razza. Siamo né uomini né elfi e non ci vogliono né uomini né elfi. E anche ora che la Simbul ci sta sostenendo con le sue leggi conto il razzismo sentiamo di non essere apprezzati. Conosci il capitano Kalheb?”
Nymeria abbassò e rialzò velocemente il capo.
“Sua moglie era un’ elfa di una dolcezza incommensurabile. Lei era sempre disponibile ad aiutare chi era in difficoltà e casa sua era un sicuro riparo per noi mezz’elfi, il suo unico errore è stato quello di innamorarsi del capitano. L’unico suo errore è stato quello di aspettare un figlio da lui.
Uomini e elfi la insultavano a vista, e poi un giorno..”
Nymeria alzò lo sguardo verso il Lord che, titubante, cercava la forza per finire la frase.
“ un giorno l’ha trovata morta. L’avevano legata e le avevano asportato il figlio..” Lord Demelin deglutì. “Il vostro stupido odio l’ ha uccisa tagliandole la gola e sventrandola, elfa! E non se lo meritava quanto è vero che Corellon non l’ha difesa!!E vai a spiegare a Kalheb che qualcuno la odiava per il figlio che gli stava donando! Non ci sono scusanti per un comportamento come quello che avete tenuto nella nostra città fino ad ora. E un tale comportamento non può che essere giustamente punito!”
“Avrei..voluto tacere i miei pensieri, avrei evitato volentieri credetemi. Ho perso il controllo e ho parlato più del necessario.Vi chiedo di perdonarmi, non mi permetterò mai più.” Nymeria si scusava sinceramente, non voleva che i suoi pensieri procurassero problemi a qualcuno, ne aveva già lei fin troppi.”
“Non posso evitare che veniate sottoposta al processo. Non ho il coraggio di infrangere la legge basandomi solo su una mia impressione.”
Nymeria non capiva cosa intendesse dire, ma Lord Demelin precisò subito
“Non sei cattiva Nymeria, non hai lo stesso sguardo di quei mostri che ci terrorizzavano, tu non sei cattiva. Tu sei..tu devi avere una ragione un..parlerò con Karlesad, sarà lui a presiedere al giudizio di domani. Cerca di avere una ragione credibile per ripagare il dolore che hai dato a Sandor. Non ci meritiamo di scappare ancora e ancora, dobbiamo costruirci una vita sicura e tranquilla. Non possiamo permettere che qualcuno si comporti così. A domani elfa, che questa giornata ti porti consiglio.”
Detto ciò si voltò e iniziò ad andarsene, ma Nymeria lo bloccò dicendo
“Lord Demelin io..la ringrazio davvero. Avrebbe benissimo potuto evitare di parlare con me. Apprezzo il suo gesto, lei è un uomo molto corretto e gentile, forse potrei ritrovarmi a cambiare idea grazie a lei.”
Lord Demelin sorrise e poi si allontanò.

mercoledì, giugno 21, 2006

Darkeye e guai

La guardia procedeva a passo spedito, precedendo i due avventurieri di pochi passi.
“ Il consiglio si terrà nel pomeriggio, dato che non abbiamo ancora del tutto appurato la vostra sincerità sarebbe meglio che non vi allontanaste dal castello. E nel caso vogliate mangiare qualcosa, al pian terreno c’è una mensa dove mangiano i soldati rimasti in città, vogliate pure unirvi a loro.”
Breven guardando in basso, ancora un po’ intontito dalle arti magiche di Karlesad, incrociò lo sguardo di Nymeria.
“ Beh uomo, almeno ti devo un grazie. Se tu non fossi venuto a recuperarmi mi starei per subire un processo per aver squartato un povero innocente.”
Breven sospirò, leggermente affaticato, come se la formulazione di una risposta fosse al momento troppo difficile, come se, nel suo cervello, qualcosa si stesse agitando.
“Non permettere mai più che accada una cosa del genere, hai capito Breven? Ne va della tua vita, ricordatelo!”
Nymeria osservava perplessa la scena.
Breven sembrava trascinarsi in avanti come un automa, seguiva la guardia più per inerzia che per pura volontà, ogni tanto chinava di più il capo in una strana smorfia, e si portava la mano alla tempia.
“Quello stronzo di un mago mi ha fatto veramente imbestialire. Deve solo rifare quel suo giochetto ed è la volta buona, Breven, che ti faccio davvero maciullare qualcuno, altro che quei ladri!”
“Adesso smettila” bofonchiò sottovoce l’uomo, lasciando l’elfa ancora più incredula.
Poi finalmente sembrò riprendere il controllo di sé.
“Erano dei ladri di una gilda del Thay, i cittadini di questo posto mi dovrebbero fare un monumento per quello che ho fatto.”
“Hai mal di testa, Breven? Credo di aver qualcosa per questo..”
“Lascia stare, non mi passerebbe di certo con qualche strano intruglio o con la tua insulsa magia.”
“Scusa se ti volevo guarire!!”
“Fidati. Non servirebbe a niente.”
Il resto della mattinata passò abbastanza lento, del resto si ritrovavano in una stanza e avevano ben poco da dirsi. Breven fissava il soffitto della stanza, sdraiato sul letto, cercando di farsi passare il mal di testa, o così almeno Nymeria credeva.
L’elfa intanto osservava la città di Emmech dalla finestra. Era di certo molto diversa dal suo villaggio nel bosco..Era sicuramente più resistente.
“Vedi Nymeria? Lo vedi quell’albero? Lui vuole che tu lo curi con tutti i tuoi mezzi, e non solo tu, lo sta chiedendo a tutti noi. Non potremmo mai permettere che un solo albero del nostro bosco venga toccato.”
…Nessun albero, certo. Ma la mia famiglia?
Ogni tanto si ricordava le parole di quell’individuo che l’aveva cresciuta, lei lo aveva sempre odiato.
Non perché fosse malvagio o cattivo con lei, nemmeno perché era un Guardiano di Yuir, ma per il semplice fatto che la sua presenza le ricordava in ogni istante che suo padre, sua madre e suo fratello non c’erano più, che era sola, ormai da molto tempo.
Cercò di scollarsi dalla testa questi pensieri, ma la druida sapeva benissimo che ad ogni momento vuoto la sua testa viaggiava sempre verso quei ricordi.
Finalmente arrivò l’ora del pranzo e si recarono alla mensa.
Non si aspettavano di certo un servizio da sovrani, e quindi quanto offerto loro gli sembrò ben più che un normale pasto.
“Almeno si mangia bene!” evidenziò Breven tra un boccone e l’altro.
Nymeria annuì, contenta del tentativo di dialogo impostato dal guerriero.
Parlarono della lettera, e del fatto che Breven non sapeva davvero più di quanto lei gli aveva sentito rivelare a Karlesad.
Non passarono molte altre ore a visitare la fortezza, prima che venissero chiamati da una guardia, un'altra, diversa.
Nymeria si domandò come mai non capitasse che l’ordine di chiamarli venisse dato ad una guardia che già li conosceva. In ogni caso la seguì verso lo stesso piano dove si erano riuniti con Lord Demelin e il suo mago al mattino.
La guardia si fermò davanti ad un altro portone e, voltatosi, disse
“ Il Consiglio è già in corso. Verrete fatti entrare, le vostre armi sono all’interno, vi chiediamo di prenderle solo alla fine.”
Poi bussò due volte contro il duro legno della porta, e la aprì lasciando entrare i due.

Nymeria e Breven attraversarono la porta, che venne subito richiusa alle loro spalle.
“ Eccoli, sono loro i due avventurieri di cui vi stavo parlando. Signori, vi prego, avvicinatevi pure.”
I due procedettero nella sala, cercando di avvicinarsi alle due sedie rimaste vuote, attorno alla tavolata.
L’elfa intravide la sua scimitarra e il suo arco. Bene.
Lord Demelin si era alzato in piedi e gli stava indicando le sedie. Appena sopraggiunsero vicini al tavolo iniziò con le presentazioni.
“A questo punto ritengo necessario spiegarvi chi siamo, visto che entrambi siete forestieri.
Come potrete vedere a capotavola, qui proprio di fronte a me, c’è la splendida Lady Mantelia Parsuns, diciamo che è lei il vero capo della città.”
La mezz’elfa dai lunghi capelli rossi fece un ampio sorriso e chinò il capo in un saluto, mentre rideva per come Lord Demelin l’aveva definita.
“E’ lei la padrona della maggior parte dei territori che si trovano in questa regione dell’ Aglarond, da qui fino alle Montagne delle Fauci del Drago è tutto suo.
Intanto uno dei molti seduti alla tavola si alzò dirigendosi verso il fondo della sala.
“Accanto a lei c’è Canton Karlesad, ma lui già lo conoscete.”
Karlesad non fece nessun cenno di saluto.
“Al centro, di fronte a voi c’è Harl Beskel, il mercante più famoso della città. Ha un’aria un po’ cupa, ma ci si può fidare.”
Il mezz’orco alzò un braccio, come se volesse dire “ Sono io”.
All’improvviso una mano si appoggiò sulla spalla sinistra di Nymeria. Lei si voltò di scatto quasi spaventata, la nottata che aveva passato le aveva lasciato un bel po’ di agitazione come regalo.
Rimase senza parole.
“ Posso versarvi dell’acqua?” chiese il giovane elfo che le si era accostato, sorridendo con fare gentile.
Alcuni dei lunghi capelli rossi dell’elfo si erano appoggiati sulla spalla di Nymeria e lei li osservò un attimo incantata.
Poi tornò a guardare la figura che le aveva parlato.
“Oh, si..certo. Grazie mille.”
“Il nostro elfo che si sta attualmente prestando al ruolo di cameriere è Araevil Darkeye, è il capitano dei cavalcagrifoni, qui ad Emmech.”
Araevil Darkeye…
Nymeria ripetè quel nome senza emettere alcun suono.
Era veramente stupendo. Non aveva mai visto nessuno così bello, con un sorriso così dolce da stregare ad uno sguardo.
Mentre Darkeye versava l’acqua Nymeria lo osservava come se non avesse mai visto un elfo in vita sua.
Si muoveva in modo composto, elegante e aggraziato, senza ricadere mai in un eccesso di maniera che lo facesse sembrare effeminato.
I suoi lunghi capelli sciolti nascondevano le orecchie elfiche, lasciando intravedere solo le punte, che spuntavano all’improvviso dalla chioma.
Era vestito con cura ed eleganza, probabilmente preferiva presenziare a queste riunioni vestendo in modo più consono ai restanti membri del consiglio.
“Lord Demelin!” esclamò Darkeye, richiamando scherzosamente il Lord e ridendo insieme ai suoi compagni.
Breven probabilmente stava pensando che c’era davvero poca serietà in quel consiglio.
Nymeria invece non riusciva a togliere il suo sguardo dal Capitano Darkeye.
I suoi occhi grigi si erano illuminati mentre rideva con gli altri nella sala, e lei se ne stava li, persa in quello sguardo.
Darkeye le passò il bicchiere, e lei cerco di sorridere il più naturale possibile.
Quanto era immatura! Le era bastato uno sguardo e un gesto gentile per sentire il suo cuore battere all’impazzata.
Altro che Breven! Quest’ elfo ti ha conquistato in mezzo secondo!
“Come dicevo, Breven, è proprio al capitano Darkeye che devi raccontare quanto successo.”
Probabilmente il consiglio continuò parecchio a lungo. Anche il capitano Kalheb raggiunse la sala e si sistemò tra Breven e Lord Demelin, almeno così a Nymeria era sembrato.
Araevil Darkeye, ripetè ancora.
Il giovane elfo trattava l’argomento della lettera e del mezz’elfo trovato morto con molta serietà, sembrava che fosse assolutamente concentrato nel suo lavoro e nel suo ruolo.
E serio era ancora più bello.
Il consiglio finì troppo in fretta, almeno per l’elfa.
“Mi sono permesso di far sistemare le vostre armi, ora sono in perfetto stato, consideratelo come un risarcimento per il trattamento che vi abbiamo riservato appena entrati in città.”
Lord Demelin ringraziò i due avventurieri e tutti coloro che si erano presentati quel giorno, poi prese congedo, invitando tutti a ritornare ai propri affari.
Prima di andarsene però si rivolse ancora a Nymeria e a Breven.
“ Ci farebbe piacere se restaste qualche giorno in città, ultimamente si ha sempre bisogno di un supporto da parte di persone disposte ad aiutarci. Abbiamo preso degli accordi con Sandor, il proprietario della Spiga Dorata, potrete alloggiare da lui stanotte, e saziarvi con la sua buona cucina. Seguite pure il capitano Kalheb, lui vi guiderà fino alla locanda.”
I due accettarono di buon grado l’idea di alcuni pasti e una nottata spesata dal lord e non dalle loro finanze.
Mentre procedevano verso l’uscita Nymeria si lasciò scappare una domanda.
“ Capitano Kalheb, posso chiederle informazioni su Araevil Darkeye?”
Il soldato la guardò con un po’ di tenerezza e compassione.
“ Oh povera elfa, ci sei cascata anche tu eh? Quel cascamorto rubacuori ha fatto centro di nuovo! Dammi retta, Nymeria Taine Dawnsong, è meglio che te ne disinteressi già da subito!
Ha un bel faccino e fa innamorare tutte le donne. Ma poi? Le persone di quel tipo proprio non mi piacciono, giocare così impunemente con i sentimenti di giovani fanciulle, irretite volontariamente, tra le altre cose!”
Nymeria faticava a seguire il discorso del comandante, le parole cascamorto, rubacuori, giocare le avevano generato un sentimento di profonda confusione.
Quel dolce volto che aveva visto apparteneva ad un disgraziato farfallone come tanti?
No, non era possibile. Lei non ci doveva credere, probabilmente era solo l’invidia a far parlare un umano così malignamente di un aggraziato e stupendo elfo.
“ In ogni caso elfa, siamo arrivati alla locanda. La Spiga Dorata di Sandor è sicuramente uno dei posti in cui si mangia meglio a Emmech, certamente superiore a quella squallida topaia della Lama Spezzata, ma se resterete qui a lungo lo scoprirete da soli cosa intendo.”
Breven ciondolava passando il suo peso tra una gamba e l’altra, quasi spazientito.
“Avete fame giovane Breven? La nostra mensa non deve essere stata in grado di saziare l’appetito di un ragazzone in crescita come te!”
Kalheb sorrise e fece cenno a Breven di entrare nella porta della locanda. “ Qui troverai di che soddisfarti, Breven.”
La locanda era un edificio in pietra del tutto identico agli adiacenti, se non per la presenza di una piccola stalla e per l’insegna che dondolava lievemente mossa dal vento.
Era fatta di legno e tenuta fissa alla parete con un tubo di ferro, e portava incisa al suo interno la figura di una spiga, con la scritta “Spiga Dorata” incisa con una tecnica altrettanto grezza e poco raffinata.
In effetti un leggero profumino aveva provocato il gorgoglio dello stomaco di Breven, il quale, stranamente, invece di portarsi la mano sul ventre, l’appoggiò alla testa perdendo momentaneamente l’equilibrio, ma indietreggiando quel tanto che basta per ristabilizzarsi e non cadere.
“Eh si ragazzo mi sembra che devi proprio mangiare qualcosa e farti una sana dormita!” rise sonoramente Kalheb, inconsapevole.
Breven fece un cenno di assenso e si infilò nella porta che il capitano gli aveva aperto.
Nymeria piegò la testa un po’ perplessa dai modi scortesi del mercenario, la cortesia avrebbe imposto che lasciasse passare prima lei.
“Ma.tant’è!” pensò alzando le spalle ed entrando all’interno. “ Se avremo bisogno di voi, mi rivedrete, prima di allora, buon alloggio qui da Sandor.” Il capitano Kalheb richiuse la porta davanti a se, lasciando i due giovani e tornando alle sue mansioni.
Breven si appoggiò alla prima sedia li vicino alla porta quasi accasciandosi sopra.
Nymeria strisciò indietro la sedia accanto e si sistemò a fianco del tavolo.
Non ebbero neppure il tempo di iniziare un discorso che una figura un po’ soprappeso gli si avvicinò chiedendo “ Ecco gli ospiti di Lord Demelin! Posso servirvi qualcosa?”
“Per me una birra scura, grazie..magari contornata con una bella zuppa che ne dici?”
La figura che si era avvicinata era un mezz’elfo tondo e liscio, con una leggera barba rossa che gli ricopriva le guance e una folta capigliatura fulva all’altezza delle orecchie , che lasciava invece la sommità del capo completamente nudo se non per qualche rado pelo che spuntava solitario.
“Sicuramente signore! Abbiamo la zuppa più buona di tutto l’est dell’Aglarond! E lei signorina? Gradisce anche lei la nostra zuppa?” Il bonario mezz’elfo sorrideva mentre Nymeria sbuffava all’idea di dovergli rivolgere la parola.
“Per me? La miglior birra che avete sarebbe abbastanza, grazie.”
“Non desiderate nulla da mangiare allora..”
“Infatti, mi accontento della birra.”
Sandor alzò le spalle e dopo un lievissimo inchino sparì nella sala e al di là del bancone.
“Così ti ubriachi, elfa”
“Sta zitto Breven, pensa al tuo mal di testa.”
“Cos’hai? Il Capitano dei cavalcagrifoni cascamorto e farfallone non ti va proprio giù eh?”
Nymeria fissò l’uomo con uno sguardo raggelante, uno sguardo che gli diceva di smetterla di parlare.
“Capito il messaggio Nymeria…ho capito” disse Breven appoggiando i suoi piedi sul tavolo, incrociando le gambe.
Con una botta secca e decisa la druida spinse giù dal tavolo le gambe del mercenario, che cadendo al suolo provocarono un boato.
“Sei davvero fastidiosa.” Concluse lui risedendosi in modo composto.
“Scusate signori, ecco le vostre birre.”
“Quella scura è mia.” Disse Breven osservando dalla testa ai piedi la giovane mezz’elfa. Era evidentemente la figlia di Sandor, aveva i capelli rossi e ricci e anche lei era soprappeso.
Certo, il vantaggio dei chili di troppo era il prosperoso seno che si intravedeva dalla maglietta scollata e sottile, ma a quanto pare non bastava per far eccitare il guerriero, che di seni grossi ne aveva visti ormai già troppi, per quanto non ne fosse ancora sazio.
La mezz’elfa appoggiò le birre sul tavolo e, chinandosi lievemente verso Breven, e mostrandogli involontariamente la riga del seno, disse “ Le chiedo cortesemente di non appoggiare più i piedi sul tavolo. Spero che questo non la faccia sentire incettato o rimproverato.”
Breven sorrise forzatamente dicendo “ Stavo solo…controllando una cosa.” La ragazza rise leggiadramente e si allontanò.
Breven si dedicò alla sua zuppa, mentre Nymeria continuava ad ordinare birre su birre.
“Sai Breven, ti ho mai detto che odio i mezz’elfi?”
“No”
“Eh si io odio i mezz’elfi, sono mezzi, in tutto e pure nel cervello.”
Breven alzò il suo sguardo dal piatto e si guardò attorno. Era piena di mezz’elfi quella locanda!
E tutti li stavano guardando male.
“Vedi di smetterla ci guardano tutti!”
“Credi che mi interessi se degli squallidi mezz’elfi mi guardano male? Di che ti preoccupi, tanto sono troppo stupidi per capire che sto parlando male proprio di loro.”
“Non sembra sai?”
“Cos’è, Breven, stai dalla loro parte? I mezz’elfi sono la razza più insulsa dell’ intero mondo , meriterebbero di essere tutti uccisi, si signore, tutti quanti! Puzzano e sono incapaci, hanno sempre bisogno di qualcuno, non valgono niente e occupano solo spazio, la maggior parte sono egli approfittatori, non mi stupirei se ci derubassero, qui!”
Nymeria era decisamente troppo ubriaca per rendersi conto che stava urlando insulti a squarciagola.
Breven scuoteva la testa, ormai era fatta. Non c’era verso di placare la rabbia dei mezz’elfi che erano seduti agli altri tavoli.
L’uomo cercò il titolare della locanda, per farsi dare una stanza e trascinarci dentro quella stupida elfa, darle una botta in testa e farla dormire.
Non riuscì a incrociarlo con lo sguardo finchè non lo vide rientrare dall’ingresso principale scortato da quattro guardie e il capitano Kalheb.
“Siete già di ritorno, capitano?” chiese un po’ stupito.
“Non per mia volontà.” Rispose secco il capitano mentre Sandor indicava Nymeria che beveva ancora un’altra birra.
“Siete qui per lei?” chiese Breven.
“E’ intollerabile un simile atteggiamento!!” disse Sandor infuriato.
“E soprattutto illegale qui nell’Aglarond. Nymeria, dovrai seguirci in un posto che conosci”
“Eh?” chiese l’elfa ormai troppo stordita dall’alcool per capire una sola parola.
“Sei in arresto. Breven, la portiamo in prigione!”
“Fate come volete, potrei avere una stanza, signor Sandor?” “ Certo, come concordato. Rispose il mezz’elfo. Breven si accorse che più che arrabbiato , il mezz’elfo era addolorato, con un espressione del volto affranta e lontana…chissà cosa gli ricordava tutto ciò!
Kalheb sollevò Nymeria dalla sedia e la ammanettò portandola alle due guardie e dicendo loro di condurla in prigione.
I militari obbedirono e portarono l’elfa fuori dal locale.
“Oh su ho solo detto la verità, non volete la verità qui ad Emmech?”
“Meno male che non ti sente la Simbul!” rise uno dei soldati, provocando l’ilarità anche degli altri.
“Cara elfa con il tuo bel sederino puoi dire quello che vuoi” continuò un altro che li seguiva dietro.
“Soprattutto le sacrosante verità, quella baldracca della nostra regina e le sue leggi razziali del cazzo! Ci sputo sopra!” disse un altro ancora, sputando alla sua sinistra.
“Abbassa la voce idiota, non vorrai mica farti sbattere dentro con l’elfa!”
“Beh no..”disse “ Però mi sbatterei l’elfa!” e tutti ripresero a ridere.
Chiusero la cella alle sue spalle, la stessa dove si era svegliata la mattina, la riconobbe non appena ebbe ripreso un briciolo di consapevolezza. Ancora una volta Praonn era sulle sue carte, intento a chissà quali calcoli. Forse quella giornata era stata solo un sogno. Forse si.

Alle prime luci dell’alba, appena si svegliò, indolenzita per l’armatura, sentì il rumore di alcuni passi venire verso la cella.
Lord Demelin, con uno sguardo corrucciato, severo e indignato si avvicinò alle sbarre.
“Mi concede il tempo di un dialogo?”
Il mezz’elfo fissava l’elfa in attesa di una risposta.

lunedì, giugno 12, 2006

Emmech: 1 day

Il cavallo galoppava a tutta velocità lungo il sentiero di terra che conduceva alle porte della città, la criniera agitata dal vento spesso finiva sopra le mani di Breven, solleticandolo leggermente.
Il sole che tramontava al di là delle colline emanava un bagliore rossastro che dipingeva tutto il paesaggio di tonalità calde e accoglienti, lontano si iniziava a intravedere il buio che prendeva il sopravvento.
Nymeria era stretta alla vita del guerriero per non perdere l’equilibrio; la trovata di sedersi come una lady era stata pessima, non era abituata e se non si fosse aggrappata sarebbe di sicuro caduta. Mentre allungava le braccia per cingere l’uomo si sentì imbarazzata all’idea che lui potesse fraintendere.
Certo, Breven era un bel ragazzo, alzo e muscoloso, dallo sguardo enigmatico e perso in chissà quali pensieri. Era sicuramente molto affascinante e il suo atteggiamento da burbero dannato non avrebbe lasciato indenne donna alcuna, anche elfica, nanica o orchessa che fosse.
Però Nymeria non si sentiva troppo ammaliata da questo modo di fare che, era certa, l’avrebbe dovuta far cadere ai suoi piedi, e incominciò a credere che molto probabilmente, visto che nemmeno Breven ci era riuscito, nessun uomo l’avrebbe fatta innamorare.
Forse il suo cuore e i suoi occhi erano troppo legati al ricordo di quel padre così bello, così glorioso e così fieramente elfico, da non poter provare sentimenti altrettanto forti se non per un altro elfo.
E poi lei, ultra centenaria, come sarebbe stata la sua vita con un uomo? Solo il pensiero le mise ansia, ma si placò subito con l’immagine di Breven vegliardo e pungente che sculacciava i suoi nipoti.
Rise un po’ silenziosamente, poi si affacciò al di là della grossa schiena dell’uomo e disse “Ecco la porta…mi raccomando!”
Breven emise uno strano lamento che probabilmente doveva essere il suo modo per esprimere un assenso, portò il cavallo davanti alle guardie e si fermò.
Nel buio della sera ormai calata, la torcia della guardia illuminò il volto di Breven.
“Volete entrare ad Emmech?” chiese la guardia con voce quasi meccanica. Chissà quante volte aveva detto quella frase…
“Ho una lettera per il vostro Lord.” rispose Breven con altrettanta freddezza, ma incuriosendo parecchio Nymeria.
Il guerriero tirò fuori una busta da una tasca interna del mantello e la mostrò alla guardia che gli aveva rivolto la parola.
La guardia lo guardò stupito. “ Si certo entrate pure.” E corse ad avvisare di alzare i lunghi pali di legno che ostruivano il passaggio.
Breven fece un accenno con il capo per salutare, imitato subito da Nymeria, nonostante l’elfa ipotizzasse di non essere stata nemmeno notata.
Il cavallo iniziò a trotterellare percorrendo la via principale di Emmech e superando la piazza centrale, mentre i due avventurieri osservavano attorno a loro il paesaggio di questa strana città fortificata.
L’animale intrepido si infilò in una via stretta e buia, cercando di raggiungere il buon profumo di paglia che si espandeva nell’aria nelle vicinanze della stalla della locanda.
Nymeria era stata silenziosa fino ad allora, ma stanca di non parlare chiese “ Breven, sai dove devi andare? Dov’è la casa del tuo lord?”
“Non è il mio lord. Un mezz’elfo che ho trovato lungo il mio viaggio mi ha pagato molto bene per fargli questo favore. Consegnerò la lettera e riprenderò la mia strada da solo.”
L’elfa capì cosa stava intendendo e non ebbe da ridire.
Qualcun altro invece aveva la ferma intenzione di dire la sua.
Dall’alto di un tetto una freccia sibilò conficcandosi nel braccio destro di Breven che sacramentando si portò una mano sulla ferita. Il cavallo spaventato si alzò leggermente sulle zampe posteriori, mentre Nymeria coglieva l’ombra di una figura saltare giù dal tetto.
Scese al volo dal cavallo sguainando l’arma, ma l’agile figura, difficilmente individuabile nel buio del vicolo, riuscì a scansarsi e ad evitare il colpo.
Breven però non si trattenne molto tempo a osservare la ferita, lo prese in pieno con la sua lunga spada bastarda proprio mentre si spostava per evitare il colpo dell’elfa.
Un taglio netto, secco e violento. Il muro di dipinse una macabra macchia di sangue, mentre la testa dell’ individuo rotolava ai piedi della druida.
Nymeria osservò la scena sgomenta, non aveva mai visto nessuno uccidere un uomo, figuriamoci poi in modo così violento. Rimase lì immobile, scioccata dalla scena, mentre Breven inseguiva un’altra figura in nero che era scesa per attaccarli, sentì gli zoccoli del cavallo che battevano contro la terra, con la grande forza che essi imprimono per partire al galoppo, come se fossero stati dall’altra parte della città e il grido di Breven partito all’inseguimento le sembrava una voce indistinta lontana, come un ricordo.
Riprese coscienza solo quando sentì un corno suonare violento a pochissimi metri da lei.
Si girò di scatto e si trovò circondata da molti uomini, vestiti come le guardie che si trovavano all’ingresso della città.
“Getta l’arma e alza le mani!” Non c’era bisogno di altro per capire; pensavano che la scena truculenta alle sue spalle fosse stata opera sua.
“Non l’ho ucciso io, la mia scimitarra..”
“Ti abbiamo intimato i gettare l’arma. Ubbidisci!” Questa volta a parlare era un uomo dall’aria molto più autorevole, e le lievi differenze scorgibili tra la sua divisa e quella degli altri fece ipotizzare a Nymeria che fosse di un grado maggiore.
L’elfa appoggiò la scimitarra a terra sospirando. Breven, è tutta colpa tua.
Una voce continuò “ Capitano Kalheb! La scortiamo fino alle prigioni del castello.” L’uomo annuì.
“Ehi no! Non ho fatto nulla di male davvero! Lasciatemi andare” gridò Nymeria mentre le guardie la spingevano verso il sentiero che portava alla collina su cui era stata eretta la fortezza, castello e dimora, probabilmente, del fantomatico lord a cui Breven doveva portare la lettera.
“E’ notte fonda, vedi di non parlare o dobbiamo bendarti.” La druida chinò il capo e assecondò le volontà delle guardie. Ottima prima serata ad Emmech, Nymeria, non fai in tempo a metterci piede che già finisci in prigione..
Arrivata all’entrata della fortificazione che sorgeva imponente sulla collina ad est, l’elfa venne spinta a scendere alcune rampe di scale, per ritrovarsi in un antro scuro quanto la notte ma almeno illuminato da qualche torcia. Una guardia si allontanò un attimo per ritornare subito con le chiavi della cella. Entrarono in una stanza dove era seduto ad una scrivania un individuo dal volto stanco e attempato.
Fecero accomodare, se così si può dire, Nymeria all’interno di una cella e chiusero le sbarre con due mandate di chiave.
Le dissero poi “Verranno a parlarti domani mattina. Fino ad allora ci sarà lui a farti compagnia.” indicando l’anziano che li aveva accolti all’entrata della stanza, poi si allontanarono.
La druida si guardò intorno..ben diverso paesaggio dai suoi boschi quello!
Grigio, pietre e nient’altro, nemmeno una finestrella o una branda.
Si sedette per terra e esclamò “ Senti amico io non ho fatto nulla di male, sono innocente davvero, è stato quel balordo di un umano mercenario da quattro soldi, Breven! Se lo trovo giuro che gliela faccio pagare. Dovrebbe essere lui qui no? Non io, e poi la mia scimitarra ce l’hai li! Non ha un filo di sangue sopra, come faccio ad averci staccato una testa. La logica di voi umani è come sempre imbarazzante! Ascolta , ti prego ho molta sete, mi porteresti un bicchiere d’acqua. Ehi ma mi stai ascoltando?”
Nessuna risposta proveniva dall’individuo seduto sulla sedia e intento a scrivere cose al punto da non voltarsi nemmeno per un istante verso di lei.
“Ah beh se la metti così, e vuoi fare l’antipatico solo perché sono in prigione…adesso mi metto a cantare, chissà magari mi ascolti.”
Nymeria si schiarì la voce e, mentre si slacciava l’armatura, incominciò a cantare in elfico “ Tel’ Isil taurn e’ i meneluin kalya lleeleer,lle na sal’ nallad. Amin kyerm ona er niire a’ amin,ar’ lye meluva ilyen’at ten’oio.Tel’ Aranorn narne , i aure tuluva an’, dina ie’i tela telilmen, ie’ il’ anoron tuluva an’.”
Con la coda dell’occhio osservò l’uomo che scriveva e scriveva senza sosta. Lui non le concesse nemmeno uno sguardo, nemmeno un cenno di fastidio o di gradimento. L’elfa continuò il suo canto che lentamente iniziò a scemare risuonando più come una lenta cantilena, mentre si appoggiava a terra e si raggomitolava per abbandonarsi alla trance.
Le prime luci dell’alba la fecero destare dall’ intorpidimento e, dato ormai per certo che l’uomo non l’avrebbe ascoltata, si mise a pregare la sua dea a voce alta “ Mielikki, che strana giornata ieri. Concedimi ti prego una giornata più calma, senza sobbalzi al cuore e senza angosce e ti prego consentimi di adorarti e di glorificarti con il potere magico che mi doni.”
Un grande calore la invase e sentì che la dea aveva accolto la sua preghiera e le stava trasferendo il suo potere.
Appena smise di pregare una figura entrò nella stanza , ormai illuminata dalla luce del sole che , tenue, filtrava dalle finestre dello spiazzo su cui davano le celle.
Quello che sembrava essere il capitano del giorno prima le stava portando qualcosa da mangiare.
“Tieni, elfa. Lord Demelin vuole parlare con te. Il tuo amico dice di avere qualcosa per lui, e reclama la tua presenza al consiglio che si terrà tra poco. Se quanto lui ci ha detto è vero allora potrete riavere le vostre armi. Quando hai finito chiama, verrò ad aprirti.”
Nymeria si gettò subito sull’ acqua che il capitano le aveva portato. Non capì subito cosa aveva combinato Breven mentre lei era stata imprigionata, ma accettò di buon grado l’idea che avesse tentato di aiutarla. Da un mercenario non era di certo una cosa da poco!
“ Senta..capitano?”
“Capitano Kalheb.”
“Piacere mio capitano Kalheb, il mio nome è Nymeria Taine Dawnsong. Mi scuso per ieri, il mio comportamento non sarà stato dei più consoni alla situazione, ma spero lei capisca che mi reputo innocente. Però dovrebbe spiegare a quell’ uomo che è il limite dell’educazione e della civiltà rispondere al desiderio di una persona che chiede un bicchiere d’acqua!”
“L’hai chiesta a Praonn?” domandò il capitano Kalheb indicando l’uomo che si era addormentato da poco sui suoi scritti.
“ Elfa, Praonn è sordomuto. E’ più che normale che non ti abbia risposto! Non ha mai sentito cosa dicevi, per lui tutto ciò che è stato è solo un lungo silenzio. Aspetto fuori.”
Il soldato uscì e Nymeria continuò a nutrire il suo corpo affamato con quanto le era stato concesso. Tutto sommato erano stati gentili, era una colazione piuttosto decente. Indossò la sua armatura di pelle e spazzò la polvere via dal mantello con la mano. Infine chiamò “ Capitano Kalheb, aprite pure la cella, sono pronta.”
L’uomo si affacciò all’entrata della stanza e si incamminò verso le sbarre, girò la chiave nella serratura e Nymeria fu libera, almeno di uscire da li.
Seguì silenziosamente il capitano senza essere scortata da nessuno e totalmente disarmata, lungo le scale che riportavano al piano superiore e poi su, altre rampe, fino a raggiungere un piano elegantemente arredato, anche se in stile evidentemente militaresco.
Kalheb bussò ad una porta massiccia e al di là una voce bassa e virile rispose di procedere pure all’interno; il capitano aprì la porta e lasciò passare l’elfa. Nymeria fece un cenno di ringraziamento per la cortesia e si incamminò all’interno.
La grande sala consisteva in un ampio spazio arredato come uno studio magico, attorno c’erano moltissimi scaffali soffocati dall’enorme quantità di libri, e al centro, sopra al bel tappeto blu, c’era un tavolo con delle sedie, posizionato forse proprio per colloqui di questo tipo. In fondo alla sala, accanto alla finestra, c’era invece una piccola scrivania , anch’ essa sovrastata da troppi libri, alla quale era seduto un uomo anziano vestito con una lunga tunica rossa molto lavorata. Al suo fianco era riconoscibile Breven, nonostante la luce che filtrava dai grandi vetri le impedisse di mettere a fuoco bene le immagini che le si mostravano dritte di fronte.
A destra invece c’era un mezz’elfo, i suoi lunghi capelli rossi ricadevano lungo le spalle, infilandosi talora sotto il mantello che, per la particolare fattura, lasciava intendere che fosse proprio lui il lord che Breven aveva cercato la sera prima. Qualche ruga solcava il suo viso, segni delle sue grandi fatiche, che lo facevano sembrare più vecchio dell' effettiva età.
“Siete voi, dunque, l’elfa compagna di quest’uomo?” chiese il mezz’elfo con tono interrogativo.
“Sono solo la sua guida, signore. Sono Nymeria Taine Dawnsong, vengo da Yuir.” rispose lei con un lieve inchino. Quanto le costò quell’inchino ad un mezz’elfo!
“Lord Gante Demelin, piacere di fare la sua conoscenza. Mi è stato riferito che grazie al suo contributo l’uomo qui presente ha potuto raggiungerci per consegnarci una lettera dal contenuto piuttosto importante.”
“Almeno così sembrerebbe.” lo interruppe l’anziano. “Egli è Canton Karlesad” continuò lord Demelin. "Il mio mago fidato. Adesso, con la tua presenza, noi controlleremo magicamente la mente del tuo amico, per vedere se quanto ci ha riferito è vero, o se sta nascondendo qualcosa.”
Nymeria annuì e venne invitata a sedersi al tavolo, accanto a lord Demelin, mentre Breven prendeva posto dietro alla scrivania e Karlesad, dall’alto, si concentrava per lanciare l’incantesimo prescelto.
Una luce magica avvolse la mente di Breven e il guerriero si lasciò trasportare dalla magica. Poi Karlesad iniziò a porgli le domande.
“Come ti chiami?”
“Breven Kastanis”
“Come hai avuto questa lettera?”
“Un mezz’elfo dai capelli rossi e gli occhi dorati me l’ha consegnata. Mi ha detto di darla a lord Demelin di Emmech.”
“Lo hai ucciso?”
“No. Era vivo quando sono andato via.”
Lord Demelin si sporse un po’ verso Nymeria e disse “ I cavalcagrifoni ci hanno informato che un mezz’elfo dai capelli rossi è stato trovato morto a non molto dalle Sabbie Canterine.”
Intanto Karlesad continuava.
“Conosci il significato di questo simbolo?” disse, indicando un simbolo che era sopra la busta
“No”
“Bene io ho finito lord Demelin, credo ci si posa fidare tutto sommato non ha mentito su nulla.” concluse il mago risvegliando Breven dall’ intorpidimento.
“Sei una druida giusto? Tu e il tuo amico guerriero potreste esserci di aiuto per alcuni affari. Se siete d’accordo vi ospiteremmo nella fortezza fino a quando non si riunirà il Consiglio. Vorremmo che presenziaste anche voi. Ci saranno tutte le figure più importanti di Emmech. Come avventurieri dovreste essere interessati, e molti di loro saranno interessati a conoscere meglio la storia di quella lettera, Breven. Vi farò accompagnare fino a delle stanze, li potrete riposare fino al momento in cui verrete chiamati. Per quanto riguarda le vostre armi, le avrete subito dopo la fine del consiglio.”
Nymeria e Breven acconsentirono e, dopo un ulteriore lieve inchino, seguirono la guardia che era stata istruita da Karlesad nel frattempo.

domenica, giugno 11, 2006

L'incontro

"E quindi Mielikki io ti chiedo di proteggermi.Ti ringrazio, ancora una volta per avermi concesso come pasto un tuo animale..."
Cruda e diretta.
Nymeria voleva essere così con la sua dea. Non aveva nessun senso prenderla in giro no? Lei tanto vede e sa tutto!!
Mise in bocca il primo morso della tenera carne di coniglio cotta ad arte, era veramente gustosa, senza dubbio era stata una buona preda, quella della sua ultima caccia.
Si stava godendo il sapore della carne quando d'un tratto, da lontano, un rumore attirò la sua attenzione.
Scattò subito in piedi, spense il fuoco con delle foglie e preso il suo equipaggiamento si arrampicò su un albero.
Il peso eccessivo dello zaino le impedì di salire verso rami più alti, si dovette accontentare di un ramo basso ma che fosse in grado di reggere il suo esile peso ingigantito dall'equipaggiamento.
Appostata sul ramo sentì i passi farsi sempre più distinti, sempre più vicini.
La figura dell'uomo che avanzava era ormai nettamente distinguibile; Nymeria attese con assoluta concentrazione il momento in cui si fosse trovato alla giusta distanza. Appena l'uomo si avvicinò al fuoco e si chinò per osservarlo, l'elfa incoccò una freccia nel suo lungo arco e gridò "Chi sei?"
L'uomo si girò verso la direzione da cui proveniva la voce senza eccessiva esitazione, e con un sorriso beffardo rispose " Chi sei tu, semmai!"
"Sono una druida" esclamò Nymeria con fierezza.
"Un colpo di fortuna allora! Ho appena trovato una guida!" disse l' uomo come sollevato.
"Una guida? E sentiamo, dove dovrei condurti?" chiese la giovane elfa leggermente stranita dall'atteggiamento dell'uomo.
"Emmech".
" Puoi dirlo allora, l'hai trovata."
Nymeria balzò giù e fissò l'uomo con attenzione.
Un guerriero? Un avventuriero? Sicuramente un combattente data l'armatura e la spada bastarda sulla schiena.
"Elfa vedo..."
"Uomo.."
"Già...elfa, avrai un nome, giusto?"
"Nymeria, e tu?"
"Breven".
Una conversazione a dir poco laconica.
Breven non aveva visto molte elfe ed era stranamente incuriosito.
Di solito nulla attirava la sua attenzione ma quella era unastrana creatura per davvero. Percepiva a pelle che era diversa da lui.
Era piccola di statura, ma anche di corporatura molto esile.
Portava la lunga chioma nera legata con un nastro e lasciando le lunghe orecchie affusolate alla vista di tutti.Una frangia le copriva leggermente gli occhi. Ecco la vera stranezza! La cosa che aveva attirato la sua attenzione! Dei vivi, lucenti e fieri occhi viola.
"Almeno non sei un mezz'elfo, Breven. In ogni caso non sarà un problema condurti ad Emmech. E' solo a mezza giornata di cammino da qui."
"Tu mostrami la città. Io ti pagherò quanto ti spetta."
Fermo, deciso e distaccato.
"Mi hai anticipato, soldato!"
"Mercenario." rispose fiero di quanto detto e sicuro di se.
"E se ne vanta!" sorrise l'elfa. "Seguimi" aggiuse incominciando a dirigersi verso ovest.


Passarono alcune ore a camminare nella foresta, silenziosi e distaccati. Due assoluti estranei che passeggiavano tra gli alberi.
Poi l'elfa fulminò l'uomo con una domanda così comune, ma di così difficile risposta, per uno come lui.
"Dunque, Breven il mercenario. Di dove sei, eh? Da che parte del mondo arrivi?"

Nymeria non potè fare a meno di notare che la sua domanda aveva colto l' uomo stranamente alla sprovvista e che ora, quasi imbarazzato, non sapeva come rispondere.
"Dal Thesk, vengo da li. Ma se mi chiedi dove sono nato, non ne ho la minima idea."
L'elfa alzò le spalle e continuò il suo percorso: dove fosse nato o da dove venisse aveva poca importanza, non avrebbe trascorso con quell'individuo più di un altro paio d'ore, cosa poteva interessarle!

"Ecco Breven, vedi quella collina laggiù? Quella è Emmech. Pensi di riuscire a raggiungerla da solo?"
"Ovviamente" rispose il giovane uomo sorridendo sarcasticamente.
Poi si mise a trafficare in un sacchetto ai lati della gamba sinistra, ritornando infine a guardare l'elfa.
"Tieni, sono cinque monete d'oro."
Nymeria strabuzzò gli occhi, poi sorpresa esclamò "Devi essere davvero ricco, Breven, per dare così tanti soldi ad una guida! Mi fai sentire disonesta."
Non si dimenticò però di allungare la mano per afferrare i soldi che l'uomo le stava porgendo.
"Sei carina e parli poco, anche se quando lo fai è a sproposito, in ogni caso sono doti rare di questi tempi. Consideralo un incentivo, e grazie per l'indicazione.
Nymeria rimase sempre più perplessa di fronte all'atteggiamento così schietto e sicuro di Breven, poi ritornò in se e pensò che cinque monete d'oro erano davvero troppe per lei. E poi, infondo, doveva forse andare da qualche parte?
No..non aveva un posto..o qualcuno che si sarebbe preoccupato se non fosse rientrata quella sera.
Non si sentiva di accettarle per questo semplice tragitto, decise quindi di seguirlo fino alla città.
Forse Breven con tutte quelle monete le stava proprio chiedendo di fargli da scorta. Ma era un uomo, un mercenario e probabilmente si era vergognato di una tale idea subito dopo averle dato quei soldi.
Purtroppo per lui Nymeria era troppo onesta e avrebbe fatto il suo dovere fino in fondo.

Breven camminava lentamente verso la fortificazione di Emmech, da dove si trovava poteva scorgere le alte mura difensive e seguirne con lo sguardo il percorso. Nymeria intanto lo seguiva cercando di rimanere leggermente nascosta, anche se questa preoccupazione era evidentemente superflua; Breven non si voltava mai, e molto probabilmente non lo avrebbe fatto per tutto il tragitto.
L'elfa era assolutamente certa di aver fatto la scelta giusta nel decidere di seguirlo: anche se era un mercenario, Breven sembrava a tutti gli effetti uno sprovveduto.
Stava ancora finendo di elaborare questo pensiero quando il terreno di fronte a Breven incominciò a scuotersi emettendo un boato sordo che attirò subito l'attenzione della druida. Un grosso scheletro, dalle dimensioni sicuramente non umane, stava sorgendo dalla terra, lasciando l'uomo momentaneamente sorpreso.
Non impiegò più di un secondo a uscire definitivamente dalla fossa che lo aveva contenuto fino a un momento prima, e subito scagliò la sua grossa mano contro la testa del guerriero, stordendolo e graffiandolo al viso.
Nymeria impugnò immediatamente la scimitarra, ancora inserita nel fodero, sguainandola con la sua mano sinistra. Si portò due dita alla bocca ed emise un fischio che richiamò velocemente il suo cavallo che aveva lasciato pascolare tranquillo per il bosco, giusto il tempo di accompagnare Breven a Emmech.
Saltò in groppa e iniziò a galoppare.
Breven nel frattempo si era un po' ripreso dalla botta e menava fendenti contro il grosso scheletro, riuscendo a infliggergli un taglio.
Purtroppo per il guerriero il suo assalto procurò solo una lieve perdita di equilibrio del mostro che riprese ad avanzare verso di lui.
Ad un tratto dal terreno spuntarono due lunghi rami che crescevano sempre di più, attorcigliandosi attorno al corpo dello scheletro e impedendone i movimenti.
"Magia?" si domandò Breven voltandosi per la prima volta dall'inizio del suo viaggio: l'elfa sopraggiungeva a cavallo.
Appena Nymeria si trovò a una giusta distanza da Breven, smontò da cavallo e lo aiutò a eliminare il mostro, ancora bloccato dai rami che si stringevano sempre di più attorno alle sue ossa spoglie.
Dopo aver subito molteplici colpi da entrambi i combattenti, il mostro dovette arrendersi e cedere alla morte.
"Lo sapevo che non ce la facevi da solo, Breven!" disse Nymeria sorridendo presuntuosamente.
"Nessuno ti ha chiesto di intervenire!"
Nemmeno le tue 5 Monete d' oro? Ma Breven di certo non poteva ammettere che l'aiuto della druida gli era stato fondamentale!
Nymeria con un balzò rimontò a cavallo " Sali Breven, ti porto fino ad Emmech."
"Scendi, guido io." Breven non se la sentiva di farsi scortare, voleva essere lui a controllare la situazione.
Nymeria sbuffò ma decise di assecondare la volontà dell'uomo, anche se non si lasciò sfuggire la possibilità di scherzare sulla situazione.
Lasciò Breven salire in groppa e si posizionò come una dama sussurrando "Adesso, mio cavaliere, conducimi sana e salva in città. E mi raccomando! Fai in modo che il mio stupendo e costosissimo abito di seta non si stropiccini nemmeno in un angolo!"
Breven si abbandonò ad una sonora risata e spronò il cavallo a correre verso la loro destinazione.




giovedì, giugno 08, 2006

Il mio primo post

Ciao a TUTTI!
Questo è il primo post del blog e serve solo per annunciarvi l'inizio della lunga storia della Compagnia della Spiga Dorata.
Questa volta è Nymeria a parlare e a raccontare gli eventi realmente accaduti tramite il suo sguardo...un punto di vista un po' elficamente druidico..e decisamente di parte per quanto riguarda Araevil Darkeye..
ma se volete saperne di più..leggete^^
Che l'avventura abbia inizio!